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Omeopatia: scienza o stregoneria?

Ad alcuni fischieranno le orecchie solo a sentire la parola: omeopatia. Quante polemiche che girano attorno a questo tema, eppure sono in molti a discuterne senza conoscerne la storia. Spesso l’opinione pubblica è guidata da dicerie che conducono la gente in fallo. Dunque si  sentono affermazioni come: “… in TV hanno detto che l’omeopatia è scienza e funziona!”, oppure “… gli omeopati sono tutti degli imbroglioni volti a truffare la gente!” Si finisce dunque tutt’ al più a chiacchere da bar, nonostante i documenti per argomentare il tema non manchino.

L’omeopatia fu fondata dal medico tedesco Christian Friedrich Samuel Hahnemann (1755-1843). Attraverso le sue ricerche egli constatò che Similia similibus curentur₁, in altre parole si curino i simili con i simili₂. Infatti il termine omeopatia deriva dal greco “homion pathos”, che significa sofferenza simile₃. Questa affermazione è chiaramente sconcertante. Come si può guarire la malattia con la malattia stessa? Infatti una delle critiche sollevate spesso dalla scienza ufficiale contesta proprio questa affermazione paradossale, poiché questo principio non è mai stato dimostrato₄. Fa un po’ sorridere però pensare che i vaccini, ampiamente utilizzati dalla “medicina ufficiale”, si basano pressoché sullo stesso principio. Il dibattito a riguardo è aperto, ma invero, per capire come funzioni l’omeopatia, a noi incuriosisce la preparazione del farmaco omeopatico. Essa consiste nella diluizione di una “tintura madre” in acqua, ossia la diluizione di un estratto idroalcolico della sostanza desiderata, vegetale o minerale. Hahnemann infatti preparava […] una tintura madre e poi la diluiva, aggiungendo novantanove parti di acqua e una parte di tintura madre: otteneva così quella che è a tutt’oggi denominata “diluizione centesimale hahnemanniana (1 CH). L’operazione poi viene ripetuta varie volte di seguito (2 CH, 3 CH, …, 15 CH, …)₅. Poi il flacone contenente la soluzione veniva percosso su una superficie al contempo rigida ed elastica (ai suoi tempi Hahnemann utilizzava la copertina in pelle di un libro), cosicché la soluzione subisse quel processo detto dinamizzazione o succussione. Ecco come si può riassumere la preparazione di un farmaco omeopatico.

provette

Dall’immagine qui sopra si comprende  il procedimento partendo dalla tintura madre (TM). Il processo è il medesimo descritto precedentemente, fino a raggiungere la diluizione desiderata (nel caso dell’immagine ci si ferma alla seconda diluizione centesimale hahnemanniana). Da notare il simbolo della dinamizzazione tra una soluzione e l’altra. Se questo processo non ci fosse la soluzione non sarebbe rimedio omeopatico e dunque non riscontrerebbe effetti terapeutici (appurato che li abbia).

Qualche conto non torna però. Ci sono rimedi omeopatici che raggiungono addirittura la trentesima diluizione centesimale (30 CH), ciò vale a dire che il fattore di diluizione è pari a 10⁶⁰ (un dieci seguito da sessanta zeri, ricordando che un miliardo è 10⁹). Oggi noi sappiamo che al di sopra della diluizione 12 CH (fattore di diluizione 1024), in pratica non abbiamo più alcuna molecola di tintura madre, ma solamente il solvente₆, poiché si supera il numero di Avogadro (quel numero che, nel nostro caso, ci consente di calcolare la quantità di molecole di farmaco presente nella soluzione). Pertanto, facendo due conti, nemmeno bevendo gran parte, se non tutta l’acqua degli oceani si potrebbe sperare di ingerire una sola molecola di farmaco con una trentesima diluizione centesimale hahnemanniana. Come fa il niente ad avere un qualche minimo effetto?

Ora, è naturale essere fiduciosi nella scienza ufficiale, essa è giustamente rigorosa, dubbiosa e scettica, ma possibile che ricercatori che hanno dedicato l’intera vita allo studio dell’omeopatia, che tutt’ora operano in questo campo e che dai tempi di Hahnemann hanno perseverato tenacemente nelle ricerche, siano considerati tutti dei ciarlatani? Non metto in dubbio che ci sia pure questa categoria, come d’altronde anche nella scienza ufficiale, ma cosa spinge questi laureati, scienziati, ricercatori a impiegare le loro energie nella ricerca di qualcosa che è stata definita “falsa scienza”, “acqua fresca”? Possibile che sia tutta una farsa, come un “Aspettando Godot” della storia medica? È evidente anche a un bambino che, se il rimedio omeopatico consegue risultati terapeutici, non sarà certo per via di quelle poche molecole disciolte, ma per qualche altro fattore₇. È da questo dilemma che è nata l’ipotesi che l’acqua sia in grado di registrare informazioni e dunque riesca a memorizzare i “dati” che le vengono impressi. Da tale particolare supposizione nasce la teoria della cosiddetta “memoria dell’acqua”. È grazie ad essa che l’omeopatia giustifica i propri effetti terapeutici, ma bisognerebbe aprire un nuovo capitolo per poter parlare di questa curiosa novità. Non è ancora giunto il momento di dare un verdetto finale, è presto per accusare l’omeopatia di essere “stregoneria”.

          Paolo Tosin.


₁) Samuel Hahnemann

₂) http://www.treccani.it/vocabolario/similia-similibus-curentur/

₃) http://www.apotheke-gilfenklamm.com/it/naturopatia/omeopatia.html

₄) Silvano Fuso, Realtà o illusione? Scienza, pseudoscienza  e paranormale, pagina 122, 1999, Edizioni Dedalo srl, Bari

₅) Roberto Germano, Aqua. L’acqua elettromagnetica e le sue mirabolanti avventure, pagina 33, 2006 by “Bibliopolis, edizioni di filosofia e scienze” Napoli.

₆) Intervista a Silvano Fuso, LucidaMente, anno VIII, n. 86, febbraio 2013

₇) Massimo Citro e Masaru Emoto, La scienza dell’invisibile, pagina 10, 2011 Macro Edizioni

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