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Neonati: un fardello per l’ambiente?

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L’arrivo delle piccole creature umane è realmente una delle tante cause del cambiamento ambientale?

Sempre più al centro dei dibattiti attuali è il tema dello sviluppo sostenibile. L’uomo ha costantemente cercato di migliorare le sue condizioni di vita attraverso lo sviluppo e nel suo continuo processo di adattamento sembra aver dimenticato i limiti entro i quali rispettare la natura. L’International Council for Science afferma che, con l’arrivo del 2016, è giunto il tempo di affrontare i problemi globali partendo da piccole azioni quotidiane.

Ogni scelta fatta dall’uomo ha profonde ripercussioni sull’ambiente che lo circonda. Alcuni esempi potrebbero essere la costruzione di fabbriche che hanno favorito lo sviluppo dell’economia, ma al contempo anche l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, o il disboscamento. La lista sarebbe troppo lunga. Ma è possibile che persino le decisioni più intime possano comportare delle conseguenze, più o meno gravi, sull’ambiente? A quanto pare sì. Ci siamo mai chiesti quale effetto comporta sull’ambiente la nascita di un bambino? Difficilmente argomenti come questo occupano i pensieri delle coppie in dolce attesa. Ma, effettivamente, l’arrivo di un neonato ha un impatto ecologico non indiferente sull’ambiente.

A tal proposito, L’università dell’Oregon ha effettuato degli studi per calcolare l’emissione di CO2 nella crescita di un bambino. Sembrerebbe che ogni bambino americano abbia un’impronta ecologica di circa 9.441 tonnellate di anidride carbonica. Nettamente secondi in questa classifica dei neonati meno ecologici, i bambini cinesi con le loro 1.384 tonnellate di CO2; ultimo è il Bangaldesh, con solo 56 tonnellate a bebè.

I risultati ottenuti dall’Università dell’Oregon hanno fatto riflettere molte persone. Se la maggior parte della popolazione nemmeno vede il problema, alcuni invece cercano una soluzione. Ad esempio il GINK –Green Inclination, No Kids- afferma nel suo manifesto “Per una persona normale il contributo più significativo per un mondo più verde e più pulito è non avere figli”, chiedendo “How expensive are kids?”. Troviamo poi coloro che non concordano con le idee dei GINK ma cercano, a modo loro, di non costituire un peso perl’ambiente circostante.

Carta stampata e internet diventano in questi casi fonti di “preziosi” consigli e informazioni. Spesso sul web, si trovano indicazioni che suggeriscono il riutilizzo di vecchi vestitini, ad esempio. Anche il babywearing, pratica che consente di portare un bambino in una fascia o in altro supporto portabebè, è molto consigliato come l’utilizzo dei pannolini lavabili, che andrebbero a sostituire i pannolini usa e getta, devastanti per l’ambiente non solo per le risorse che richiede la loro produzione ma anche per il tempo necessario al loro smaltimento. È stato calcolato che bastano 20 pannolini lavabili per accompagnare la crescita di un bambino contro i 87.600 pannolini usa e getta, che le giovani madri comprano mediamente solo durante i primi due anni di vita del proprio bambino. Anche in questo però caso le opinioni divergono.

L’Agenzia per l’ambiente britannica, infatti, afferma che la produzione dei pannolini lavabili richieda molta più acqua di quegli usa e getta e, considerando i vari lavaggi che questi dovranno subire, solo per quanto riguarda lo spreco dell’acqua, il pannolino lavabile è due volte più dispendioso di quello tradizionale. L’impatto ambientali causato dai due tipi pannolini poi si eguaglia quando si vanno a calcolare fattori secondari, come ad esempio la quantità di rifiuti prodotti. L’Università di Pavia non è della stessa opinione. Se in condizioni normali l’utilizzo di pannolini usa e getta ha un minor impatto ambientale rispetto a quelli lavabili (550 kg di anidride carbonica prodotta dai primi in due anni e mezzo, contro i 570 kg dei secondi), basta poco per invertire le cifre. Infatti, utilizzando certe accortezze (come l’alta efficienza energetica, o l’asciugatura al sole) l’emissione di CO2 dei pannolini lavabili crolla a 200 kg.

In conclusione, quali sono le scelte giuste e quali quelle sbagliate? Difficile dirlo. Ognuno di noi può essere fardello per la natura perché, da quando nasce, ha alcune esigenze, come nutrirsi, spostarsi, comunicare; in poche parole vivere.

Esistono scelte, più o meno ecologiche, che i genitori possono prendere? Non c’è una risposta certa, ma come afferma l’International Council for Science, piccole azioni come riciclare e riutilizzare possono rivelarsi importantissime. La cosa più importante che un genitore può fare è quella di insegnare questi concetti fondamentali hai propri figli.

Iris Bufi,  2°F

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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