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L’uomo riscrive la vita

A meno di un secolo dalla scoperta del DNA, il “libro della vita”, l’uomo è riuscito non solo a comprenderlo, ma anche a modificarlo. E’ ciò che hanno fatto Floyd Romesberg e colleghi dello Scripps Research Institute di La Jolla nel loro ultimo studio, completato nel 2013 ma pubblicato solo questo maggio su “Nature”, arricchendo di due nuove lettere l’”alfabeto della vita”. Ma partiamo dall’inizio.
E’ ormai noto a tutti che ogni informazione ereditaria di un organismo, che ne regola lo sviluppo e le principali caratteristiche, è contenuta in quella lunghissima struttura a doppia elica chiamata DNA (abbreviazione del nome ben più difficile di “acido desossiribonucleico“). Ogni nostra cellula ne ha una copia completa, che se srotolata arriverebbe a ben 2 metri di lunghezza (e teniamo presente che ogni singolo carattere ha la grandezza di pochi atomi!)! Questa enorme macromolecola è costituita da una moltitudine di unità fondamentali, chiamate nucleotidi, poste specularmente su due catene, come in una scala a pioli. Esistono solo 4 tipi di nucleotidi, caratterizzati ognuno da una base azotata: adenina A, timina T, citosina C e guanina G. L’adenina si può legare solo con la timina, e la citosina solo con la guanina. L’intero alfabeto della vita è costituito da queste sole 4 lettere; tutta la molteplicità e la diversità che possiamo riscontrare nel mondo vivente è da ricondursi semplicemente a delle diverse combinazioni di A, T, C e G.
A questo punto può sorgere spontanea una domanda: e se ci fossero più lettere, cosa accadrebbe? Se lo sono chiesto anche molti ricercatori, che più volte hanno tentato di dare una risposta, limitandosi però solo a ricombinare le lettere del DNA. Un punto di svolta è per l’appunto arrivato con il gruppo di Floyd Romesberg, che è riuscito a sintetizzare due nuovi basi azotate e ad inserirle con successo nel semplice batterio Escherichia coli. Denominate provvisoriamente X e Y, il batterio è riuscito ad accoglierle (senza considerarle errori di copiatura come in altri casi accade) e a duplicarle, con grande gioia degli scienziati.
Ma come sempre avviene nella scienza non ci si può adagiare sugli allori, e ad ogni traguardo seguono centinaia di nuove mete da raggiungere, in un continuo cammino verso la conoscenza. Già c’è chi vede in questo risultato il primo passo verso la creazione di una vita artificiale, modellata secondo le nostre esigenze. Ad esempio si potrebbero creare batteri in grado di digerire le sostanze inquinanti o di produrre energia pulita. Ma fino a che punto si potrà arrivare?

Dennis Verra

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