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L’EURAC a Beirut per gli “Ötzi libanesi”

La proverbiale esperienza in campo di mummie acquisita da parte dei ricercatori altoatesini grazie a Ötzi si fa conoscere anche all’estero, addirittura in Medio Oriente.
Dallo scorso marzo infatti i ricercatori dell’Accademia Europea EURAC di Bolzano sono impegnati in Libano, nell’ambito di un progetto di collaborazione internazionale in cui l’Italia è stata incaricata di fornire assistenza per lo studio di alcuni reperti di prossima esposizione al Museo Nazionale di Beirut. Tra questi vi è un gruppo di mummie risalenti a circa 800 anni fa, di cui si vuole stabilire lo stato di conservazione nonché le migliori condizioni per esporle nel museo senza deteriorarle. Il governo italiano ha dunque fatto affidamento sull’esperienza dei ricercatori dell’EURAC, che dispongono anche di un laboratorio per lo studio del DNA antico.
Il gruppo è formato da nove mummie, tutte femmine (7 bambine e 2 adulte), ritrovate in una caverna nei pressi di Beirut negli anni ottanta e da allora sempre rimaste nei sotterranei del museo avvolte in teli di cotone, fino ad oggi. “I parametri ambientali in cui sono state conservate le mummie sono accettabili […] Nonostante un certo grado di deterioramento sarà ancora possibile esporle” afferma Marco Samardelli, responsabile del gruppo EURAC che lo scorso marzo si è recato a Beirut per le prime analisi dei corpi e per prelevare alcuni frammenti da portare a Bolzano.
Lo studio permetterà ovviamente di trarre anche altre importanti informazioni sulle mummie, oltre a quelle necessarie per la loro conservazione. Come spiega Albert Zink, direttore dell’Istituto per le Mummie e l’Iceman dell’EURAC, “dal luogo del ritrovamento e dal fatto che sembrano un gruppo di donne si potrebbe pensare per esempio che si trovassero al riparo da un pericolo e questo potrebbe svelare informazioni sugli avvenimenti di quel periodo”.
A maggio i ricercatori si sono nuovamente recati in Libano per dedicarsi al restauro vero e proprio delle mummie e alla loro vestizione in vista dell’inaugurazione dell’esposizione, prevista per questo dicembre.

Dennis Verra

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