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Il genoma del pesco non è più un segreto

Il patrimonio genetico del pesco non è più un segreto. Sulla rivista Nature Genetics sono stati appena pubblicati i risultati della ricerca che ha portato alla decodifa del genoma della pianta, e in cui ha giocato un ruolo di primo piano anche il nostro Paese, con il Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura di Roma, il Parco Tecnologico Padano di Lodi,  l’Istituto di Genomica Applicata e l’Università di Udine.

Il progetto è nato in Italia nel 2005 e poi, nel 2008, è sfociato in una partnership Italia-Usa che ha coinvolto anche centri di ricerca cileni, spagnoli e francesi. Lo studio ha fornito una dettagliata panoramica delle regioni funzionali del pesco, individuando quasi 28.000 geni.

672 geni sono correlati alla forma della pianta e del frutto, oltre che ai caratteri di qualità: come la maturazione, l’aroma e il contenuto zuccherino. Attraverso questa analisi sono stati individuati inoltre circa un milione di varianti genetiche che hanno consentito di ricostruire la storia evolutiva della pianta.

Risultato importante secondo i ricercatori, poiché la decodifica del genoma del pesco permetterà di rendere la pianta e il frutto maggiormente in grado di adattarsi alle condizioni climatiche e di resistere ai principali parassiti della specie. Inoltre consentirà di ottenere varietà migliorate nelle loro caratteristiche qualitative, con proprietà benefiche alla salute umana.

Come dichiara Michele Morgante, direttore scientifico dell’Istituto di Genomica Applicata, “questo lavoro conferma le grandi potenzialità offerte dagli ultimi sviluppi nel sequenziamento e nell’analisi computazionale per comprendere quali siano le basi genetiche della diversità degli organismi viventi e come si modificano nel corso del tempo anche in seguito all’intervento umano”.

Valeria Opre, Lisa Boschetti

Foto di Leucotea

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