Dal territorio Psicologia

I vantaggi del bilinguismo

Imparare fin da piccoli a parlare più lingue fa bene al cervello. “I primi anni di vita passati in un contesto plurilingue sono incisivi infatti per la formazione e per lo sviluppo delle strutture neuro-cognitive future”: lo afferma la professoressa Rita Franceschini, direttrice del Centro di competenza lingue della Libera Università di Bolzano, che ha condotto uno studio in collaborazione con il San Raffaele di Milano che evidenzia i vantaggi cognitivi del pluringuismo. “Come dire: i bambini plurilingui sviluppano automaticamente anche altre capacità cognitive”.

Nella ricerca sono stati coinvolti sedici bambini cresciuti in Alto-Adige, sottoposti a test capaci di misurare le loro capacità linguistiche e cognitive, e l’abilità di focalizzare l’attenzione e risolvere i conflitti. Lo studio, pubblicato sulla rivista Cortex, ha evidenziato che i bambini che conoscono più lingue sono più veloci e accurati nello svolgimento di test cognitivi rispetto ai coetanei monolingue. È stata individuata inoltre un’area celebrale che sviluppa una maggiore densità di materia grigia, nel caso dei bambini plurilingui. Un’area definita un “luogo interattivo per il talento multilingue”. I ricercatori hanno anche confrontato la densità di materia grigia di questi bambini con quella di adulti bilingui e monolingui, ed è emerso che hanno un cervello più simile a quello di un adulto bilingue rispetto a quello di un adulto monolingue.

Anche alcune ricerche condotte alla Sissa di Trieste hanno messo in risalto i vantaggi cognitivi derivanti dal crescere in un ambiente dove si parla più di una lingua: i bambini che fin dalla nascita sono abituati ad ascoltare e parlare più lingue in famiglia hanno infatti un cervello più duttile perché è allenato a distinguere gli stimoli verbali della lingua paterna da quelli della lingua materna, senza che le due lingue interferiscano tra loro.

In pratica, secondo i ricercatori, il bilinguismo accresce alcune funzioni cognitive, le cosiddette funzioni esecutive: quei processi fondamentali per eseguire compiti diversi, non solo verbali, spostando senza difficoltà l’attenzione da un aspetto a un altro, da un compito a un altro, a seconda delle circostanze e delle priorità.

Generalmente si può pensare che i bambini bilingui siano più lenti nell’imparare a parlare, a causa della doppia lingua che potrebbe creare confusione. Invece è tutto il contrario. Non solo apprendono normalmente le prime parole, come i loro coetanei monolingue, ma il passaggio da una lingua all’altra non crea alcun tipo di confusione. Se un bambino infatti cresce fin dalla culla in un ambiente bilingue apprende in maniera naturale due differenti idiomi grazie a una proprietà generale del cervello: la plasticità. E grazie alla ricchezza dell’ambiente linguistico, migliorano anche alcuni meccanismi di apprendimento. In pratica, il vantaggio dei bambini bilingui può essere ricondotto alle abilità di selezionare e monitorare stimoli diversi, che li rende capaci di prendere in considerazione solo ciò che ha importanza in un determinato contesto. Come in fondo fanno gli adulti bilingui: devono di volta in volta accendere l’interruttore di una lingua e spegnere l’altra, al fine di parlare quella più appropriata allo scopo. E per chi cresce imparando due lingue, passare da una all’altra è naturale.

“Il bilinguismo dunque è positivo per lo sviluppo cognitivo” afferma Jacques Mehler, neuroscienziato della Sissa. “Questo non vuol dire che i bambini bilingui siano più intelligenti, ma che sono in grado di acquisire e distinguere più velocemente diverse strutture linguistiche rispetto ai loro coetanei monolingui”. E questo facilita, poi, anche a scuola, l’apprendimento di nuove lingue.

 Chiara Dallepiatte e Silvia Magno

Foto di Lisa_aka_Dulse

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