In particolare si prevede che le zone più colpite dal cambiamento climatico saranno il Nord- e Sudafrica, l’Asia, ad eccezione della regione indiana, e il Nord- e Sudamerica orientale; anche l’Australia e la Nuova Zelanda saranno interessate. Meno colpite, invece, l’Africa centrale e l’Europa occidentale. Si può quindi concludere che il riscaldamento globale non è così uniformemente distribuito sul pianeta, ma è un fenomeno altamente eterogeneo.
In secondo luogo, passando alla mappa 2, si osserva un interessante dato: gli Stati che occupano i primi posti nella classifica (Nigeria, Guinea, Costa d’Avorio, Bangladesh) appartengono alle regioni meno soggette al cambiamento climatico. Anche gli ultimi Stati della lista, ad eccezione del Marocco, sono inclusi nelle stesse zone.
Invece nel 2019 la provenienza dei migranti segue uno schema differente: Tunisia, Algeria e Iraq, che hanno scalzato gli Stati precedenti dal podio della classifica, appartengono a zone altamente colpite dal cambiamento climatico. Le ultime nazioni della lista, quali Senegal, Costa d’Avorio, Guinea non sono soggette ad un particolare riscaldamento.
Alla base di quanto osservato, si può dedurre che il numero di migranti nel 2017 era di gran lunga maggiore rispetto al 2019, rispettivamente di 119.310 e 1.561 (un calo dell’oltre il 95 per cento); ciò può essere spiegato con il decreto Minniti – Orlando in materia di immigrazione illegale e con la chiusura parziale dei porti ad opera del Ministro degli Interni Matteo Salvini. Interessante notare come nel 2019, pur con queste barriere legislative, esiste lo stesso un cospicuo flusso di migranti, dovuto all’incessante riscaldamento globale.
È importante osservare che non solo il cambiamento climatico influisce in termini quantitativi sul fenomeno migratorio: infatti le cause sono da ricercare anche in ambito politico, religioso, geografico e sociale. Pertanto guerre, povertà, disoccupazione, violenza, persecuzioni sono solo alcune delle cause che spesso costringono le persone a emigrare con la speranza di un futuro migliore. Bisogna tener anche presente che esistono notevoli differenze a livello regionale nei singoli Stati: in particolare le nazioni più vicine all’equatore sono meno soggette al fenomeno immigratorio rispetto alle regioni subsahariane o nei pressi delle zone tropicali.
Particolare è la situazione del Bangladesh, presente in entrambe le classifiche: tale Stato ha una storia molto recente, avendo ottenuto l’indipendenza dal Pakistan soltanto nel 1971, e i flussi migratori sono in larga parte dovuti all’elevata disoccupazione, alla precarietà del lavoro, alle dure condizioni di vita, all’incessante aumento dell’inquinamento, e al cambiamento climatico.
Mirko Torresani
Simone Pandini
Luca Gajer
Fonti: www.libertaciviliimmigrazione.dlci.interno.gov.it/sites/default/files/allegati/cruscotto_statistico_giornaliero_31-12-2017.pdf
http://www.libertaciviliimmigrazione.dlci.interno.gov.it/sites/default/files/allegati/cruscotto_statistico_giornaliero_30-05-2019.pdf