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Airbag per sopravvivere a una valanga

Le valanghe sono da sempre il nemico più grande in alta quota . Si tratta di fenomeni naturali che causano infatti molti incidenti: solo negli Stati Uniti a causa delle valanghe muoiono circa 25 persone l’anno. Si verificano quando una massa di neve o ghiaccio comincia a muoversi lungo un pendio, a causa di uno stress interno che rompe il bilanciamento delle forze che tengono stabile il manto nevoso.

Uno sciatore sepolto dalla neve, se non viene ritrovato velocemente, ha poche probabilità di sopravvivenza. Oggi però le chance di uscire indenni da un incidente in montagna sono maggiori grazie all’Avalanche Airbag System (ABS), un backpack, ovvero uno zaino, contenente due cuscini autogonfiabili. Basta tirare una cordicella per innescare la piccola bombola di azoto e far gonfiare i due airbag che, come se la slavina fosse un’onda, portano il malcapitato in superficie, in modo che non si trovi sul fondo della valanga e che non incorra in gravi lesioni o morte. L’airbag si gonfia molto velocemente – in soli due secondi – e secondo alcune ditte produttrici offre il 97% di probabilità di sopravvivenza, diminuendo così di otto volte il rischio di morte per valanga.

“L’idea che ha portato alla realizzazione dell’ABS – spiega Hermann Brugger, direttore dell’Istituto per la medicina d’emergenza in montagna dell’Eurac di Bolzano – è di un cacciatore tedesco che ha pensato di utilizzare il copertone di un trattore come galleggiante, per rimanere sulla superficie del flusso di neve in caso di valanga”. Infatti, un corpo che si muove in un flusso sotto l’influenza della gravità tende a mescolarsi in modo tale che le particelle più larghe si trovino vicino alla superficie, mentre quelle più piccole vicino alla base. Questo effetto di mescolamento è chiamato “classificazione inversa” (inverse grading) ed è il principio fisico utilizzato dal sistema ABS, che in pratica trasforma lo sciatore in una particella più larga, portandolo quindi più vicino alla superficie e non facendolo sommergere dalla neve. Pensate in fondo a un sacchetto di patatine. Quando tuffiamo la nostra mano per afferrarne una manciata le “mettiamo in moto”: e quelle più grandi finiscono in superficie rispetto a quelle più piccole, che invece finiscono sul fondo del pacchetto.

L’Avalanche Airbag System non compromette la visibilità, è leggero, ha un volume molto grande (85 litri ciascuno) e  non esercita una pressione elevata sul corpo. È ormai un dispositivo collaudato: la sua efficacia è stata verificata mediante alcuni test quasi dieci anni fa, nell’inverno tra il ’94 e il ’95. L’anno scorso è stata eseguita un’ulteriore indagine, confrontando incidenti in montagna tra sciatori con e senza airbag. “Lo studio ha coinvolto sette nazioni (Canada, Svizzera, Francia, Italia, Norvegia, Germania, Slovenia) e ha portato a risultati più precisi rispetto ai test precedenti – spiega Brugger –. È stato provato, infatti, che la mortalità delle persone coinvolte in una valanga viene dimezzata: da 24 a 12% circa. Prima invece era emerso che riduceva il tasso di mortalità da 24 a 3%. I dati più recenti sono più attendibili, in quanto, nel primo studio, erano stati esclusi dall’analisi statistica i casi in cui l’airbag non si era attivato, evento che ricorre circa il 30% delle volte, a causa di un malfunzionamento tecnico oppure perché lo sciatore, travolto dalla valanga, non fa in tempo a tirare la cordicella”.

Al momento sono tre i tipi di airbag messi a punto: uno tedesco (ABS), uno canadese (BCA) e uno svizzero (SnowPulse di Mammut). Secondo Hermann Brugger, SnowPulse ha il vantaggio di proteggere anche la testa da traumi e urti, tenendola in posizione eretta, evitando colpi alla colonna vertebrale, cosa che gli altri due modelli potrebbero garantire meno.

Il ricercatore ricorda però che, nonostante l’airbag dimezzi le probabilità di morte, non si può sicuramente rinunciare ai vecchi strumenti, quali artva, pala e sonda, indispensabili per individuare e disseppellire uno sciatore travolto da una valanga.

 Foto ABS Avalanche Airbag/terorepo.com

Lorenzo Coran e Andrea Visenteiner

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